lunedì 10 gennaio 2011

scrivere

Ho scritto un fantasy....mmmhh...si....nelle mie notti insonni (prima di ELLEMME)....le prime righe ve le ho già postate....ma eccovi l'inizio del secondo capitolo....

<<“Sveglia” disse una voce “ Svegliati. E’ ora” e le tende vennero spalancate.
Hillian aprì gli occhi, ma li richiuse all’istante. Una luce fitta e penetrante gli ferì le palpebre ancora addormentate per le molte ore di sonno di cui aveva goduto.
Adorava dormire. Dovunque. Nelle caldi e soffici coperte di casa, o sugli alberi. Bastava che fosse riposo.
“Muoviti Hill, è ora di andare o non arriveremo in tempo”.
Per tutta risposta Hillian ancora nel letto, ficcò la testa sotto il cuscino e si rigirò dall’altra parte.
“E va bene” si disse Elliobel “ non mi lasci altra scelta…”
E tirò una levetta di legno posta vicino alla finestra.
Immediatamente un meccanismo si mise in moto facendo un rumore di ferraglia e ingranaggi che si spostano. Le orecchie di Hillian fecero un balzo, capì immediatamente che la sorella aveva attivato un congegno terribile, che solo una sorella poteva avere inventato per torturare il fratello.
Si alzò di scatto e andò a rimettere al proprio posto la leva.
“ Razza di gnometta gustafeste! Io ho sonno. Perché devi sempre attivare questa trappola malefica che mi inonda il letto di acqua gelida!” urlò Hillian verso Elliobel “ Io ho sonno!”
“ Senti, tu. Razza di giunco secco delle verze con mezz’orecchia a punta, ogni mattina la stessa storia per alzarti. Sei senza speranza. Pigrone! Muoviti!”.
Elliobel e Hillian in realtà non erano fratelli, quantomeno non fratelli di sangue.
Elliobel infatti era uno gnomo con la faccia furba, sveglia e scattante e due occhietti viola vispissimi. Aveva due codini che le toccavano le spalle muscolose. Il suo corpo era esile, ma molto ben tornito e allenato.
Hillian invece era un elfo. Aveva occhi chiarissimi e capelli color del mogano che restavano in disordine attorno ad un viso pulito, candido quasi puerile. La pelle del volo era liscia e senza peli ed il sorriso trasparente come un cristallo.
Era alto molto più della sorella ed ormai non stava neanche più nei letti dei piccoli gnomi e per passare dalle porte si doveva abbassare. Cresceva e non solo fisicamente. Ed ormai anche lui capiva che il suo posto non era più quello.
Era giunto al villaggio di Brinn con la madre, molti anni prima. Lui era molto piccolo e non ricordava dove stessero andando. Sapeva che lei aveva trovato rifugio li, ma che dopo pochi giorni si era ammalata ed era morta. Dopo quel terribile giorno, era stato allevato e mantenuto dal villaggio degli gnomi con un affetto ed una familiarità che solo il popolo dei piccoli poteva avere. Non era così certo che i suoi lontani parenti elfi lo avrebbero accolto parimenti bene.
“Uffa, Elliobel” disse lui stropicciandosi gli occhi “ma sei sicura che debba proprio andarci? Io non credo di volerlo o comunque non credo di essere pronto” si lamentò Hillian con la sorella mentre si alzava per lavarsi il viso in una bacinella di acqua tiepida. Ma nonostante le parole, dentro di se era ben consapevole che prima o poi avrebbe dovuto lasciare Brinn.
“Hill” gli disse lei che immobile si era fermata sulle scale guardando lo scalino dove aveva poggiato il piede “ sai anche tu quanto mi costi accompagnarti e quanto mi mancherai.” La sua voce era sottile, quasi stiracchiata “ma non possiamo far finta che nulla sia capitato. Tu hai dei poteri, che non sai controllare, dei quali non conosci la grandezza e l’uso. Non hai altra possibilità che trovare qualcuno di qualche ordine di maghi che ti accolga come principiante. Sai che qui tra gli gnomi saresti sprecato, sai che hai un destino già scritto che non conosci, ma al quale devi sottostare. Probabilmente tua madre lo sapeva e ti stava portando da qualcuno in grado di sviluppare le potenzialità che hai. Non so cosa ci sia nel tuo passato, ma certamente non sei destinato ad una vita comune”.
“Lo so, Elliobel” bofonchiò lui di rimando, asciugandosi il volto con una pezzuola “ma non son sicuro ne uscirò vivo…e poi qui con voi sto tanto bene…” e sospirò.
Elliobel si voltò e lo guardò, poi con un impeto rapidissimo lo abbracciò forte, gli schioccò sulla guancia un bacio facendo una smorfia per il contatto con la fredda pelle di Hillian appena lavata e con un sorriso infinito gli disse “ scendo a preparare pane e burro per colazione” ed uscì per dirigersi a passi svelti giù dalle scale dalle quali proveniva il crepitio del fuoco acceso.
Hillian rimase solo nella stanza, quella che per anni era stata la sua stanza, quella nella quale tante volte si era rifugiato, aveva studiato e letto grandi libri di fantastiche avventure, quella che lo aveva adottato non meno della famiglia Shermell, quella che probabilmente non avrebbe mai più rivisto. Sapeva che non poteva portar via molto, ma dovunque si girasse gli pareva di avere un ricordo da mettere nella borsa e trattenere a sé.
Alla fine prese solo il suo pugnale, la coperta in cui lo avvolgeva sua mamma da piccolo, un paio di guanti che gli aveva fatto la sig.ra Shermell ed un piccolo congegno inventato da Elliobel che, una volta caricato tramite una semplice manovella, riproduceva le loro risate da bambini.
Poi si voltò e prese le scale. Fece due scalini, ma tornò indietro quasi inorridito. Aveva dimenticato il suo diario. Quello che era stato di sua madre prima e sul quale c’erano annotati i suoi pensieri più oscuri e i suoi studi. Lo prese e lo mise nel sacco.
Poi diede un ultimo malinconico sguardo alla sua stanza e scese le scale. Era certo che non avrebbe mai più rivisto quei luoghi...>>